sabato 1 dicembre 2012

Una definizione di "assolutismo"

Tratto da:
Dizionario di storia moderna e contemporanea

*ASSOLUTISMO *
Forma di regime monarchico nella quale il potere è esercitato da un sovrano che si ritiene libero da controlli e condizionamenti da parte di istanze politiche e rappresentative superiori o inferiori.

 *STRUMENTO DELLO STATO MODERNO.*Storicamente i regimi assolutistici si realizzarono soprattutto nell'Europa occidentale, tra il XVI e il XVIII secolo, in relazione al processo di costruzione dello "stato moderno". Dal punto di vista del pensiero politico (precedenti teorici si possono ravvisare in Dante, Marsilio da Padova, Bartolo da Sassoferrato, che rivendicarono l'autonomia dello stato di fronte ai poteri universalistici della Chiesa e dell'impero), l'assolutismo si strutturava attorno a un monarca "libero da vincoli legali" ("legibus solutus", onde assolutismo), tale per grazia di Dio e suo rappresentante in terra. La sovranità, indivisibile e inalienabile, veniva esercitata sull'insieme dei sudditi ai quali non era permesso porre limiti all'autorità del re. La teoria della monarchia di diritto divino trovò il suo più autorevole rappresentante in Giacomo I Stuart, re di Scozia e d'Inghilterra, il quale affermò che il sovrano in quanto "imago Dei" non doveva rispondere a nessuno dei suoi atti se non a Dio ("Basilikon Doron", 1599). Tuttavia, oltre che dalle leggi divine e naturali, il principe era legato da obblighi ben definiti. Egli doveva in primo luogo operare per il bene dei suoi sudditi secondo i dettami della giustizia e della religione e mirare alla conservazione delle loro "libertà" (Jean Bodin). Il principe veniva inoltre vincolato da una serie di leggi fondamentali e non scritte dello stato che non potevano essere da lui modificate in quanto tutelavano la continuità dello stato. In Francia quelle leggi regolavano la successione dinastica e le reggenze in caso di minorità del sovrano, imponevano l'inalienabilità del demanio regio e impegnavano il re a tutelare i privilegi delle popolazioni del paese. Quest'ultimo era però l'obbligo più difficile: la pienezza della sovranità si scontrava infatti spesso con una serie di ostacoli che traevano origine dalla resistenza dei particolarismi espressi dalle istituzioni rappresentative (stati generali, stati provinciali, parlamenti, cortes, diete, comuni, città libere ecc.). In ogni caso, il monarca si muoveva in un quadro di legalità e di certezze che allontanavano l'assolutismo dai paradigmi del dispotismo e della tirannide. Ulteriore legittimazione teorica all'assolutismo venne da Thomas Hobbes, che nel XVII secolo teorizzò una società regolata da un'autorità sovrana depositaria dell'unicità del potere. Ma ormai la monarchia assoluta in Inghilterra era conclusa.

*LE SINGOLE NAZIONI EUROPEE.* Il processo di sviluppo dell'assolutismo fu diverso da stato a stato anche per la differenza di impianto sociale ed economico sul quale i monarchi fondarono la loro azione. In "Spagna"l'unificazione del paese portò alla politica imperiale di Carlo V e di Filippo II, ma i tentativi di centralizzazione operati dai ministri di Filippo III e di Filippo IV suscitarono durante la guerra dei Trent'anni
 la riscossa dei particolarismi regionali. Ne conseguì un brusco arresto, almeno fino all'avvento della dinastia Borbone, dello sviluppo dell'assolutismo in terra iberica. In "Inghilterra" le dinastie Tudor e Stuart portarono il paese all'assolutismo grazie soprattutto alla centralizzazione amministrativa e giudiziaria che faceva perno sul Consiglio privato, sulla Camera stellata e sul consenso sociale ottenuto con la confisca e la distribuzione dei beni della Chiesa cattolica. Il ruolo del parlamento, a partire da Enrico VIII, venne progressivamente limitato, ma l'assolutismo di Giacomo I e di Carlo I provocò forti tensioni che sfociarono nella rivoluzione del 1640-1648, nella caduta della monarchia e, dopo la restaurazione della dinastia Stuart nel 1660, nella rivoluzione del 1688 che impose rigidi vincoli all'azione dei sovrani, avviando l'Inghilterra verso ilcostituzionalismo
. Le vicende dell'assolutismo assumono, invece, in"Francia" i caratteri di paradigmaticità. A partire dal XVI secolo il controllo della minoranza ugonotta
, l'istituzione dell'intendente
, il ridimensionamento del potere delle grandi casate aristocratiche in provincia, la formazione di un apparato burocratico di estrazione borghese che traeva le sue origini dallavenalità degli uffici
, la creazione di una corte regia, definirono subito i caratteri dello stato in cui la monarchia operava secondo i canoni più tipici dell'assolutismo. Luigi XIV, il "re sole", rappresentò per la Francia e per il resto dell'Europa la figura del monarca assoluto per antonomasia: soffuso di un'aura di sacralità, egli governava con la collaborazione di ministri completamente dipendenti dalla sua volontà avendo di mira la gloria e la ricchezza del proprio paese anche mediante una politica di espansione territoriale. Più tardo e più lento fu il processo di sviluppo dell'assolutismo nei piccoli stati dell'area italiana e di quella germanica. Il "Piemonte" sabaudo e la"Prussia" degli Hohenzollern furono i paesi che più di ogni altro conobbero la centralizzazione del potere, la riduzione delle prerogative dei ceti particolaristici, l'accrescimento del ruolo e delle funzioni degli apparati burocratici e militari. Nella"Russia" di Pietro il Grande e di Caterina l'assolutismo sconfinò nel dispotismo e come tale venne spesso percepito dall'opinione pubblica del tempo. Parzialmente diverso fu il caso dei possedimenti degli Asburgo d'"Austria", ove la politica di rafforzamento delle istituzioni perseguita con tenacia a partire da Leopoldo I si scontrò con le prerogative degli "stati", con lo strapotere delle grandi famiglie aristocratiche, in particolar modo di quelle magiare e boeme, e con la natura composita degli stessi territori sui quali gli Asburgo esercitavano la loro sovranità. Il disciplinamento delle aristocrazie, alle quali furono concessi importanti incarichi negli eserciti e nelle istituzioni ecclesiastiche, lo spazio dato alla borghesia delle professioni attraverso la venalità degli uffici e la creazione di una rete burocratica, che tendeva ad avvolgere tutto il paese, furono il successo più notevole conseguito dalle monarchie assolute. La bufera suscitata dalla rivoluzione francese
 mise in discussione il carattere divino dell'assolutismo ma rese autonomi dalla figura del monarca quei principi di centralizzazione del potere che rimasero alla base degli stati nazionali contemporanei."

Bibliografia :
E. Molnar, "Les fondaments économiques et sociaux de l'absolutisme", in ""XII Congrès International des Sciences Historiques. Actes"", Vienna 1965;
S. Mastellone, "Storia ideologica d'Europa da Savonarola a Adam Smith", Sansoni, Firenze 1979;
P. Anderson, "Lo stato assoluto", Mondadori, Milano 1980.

In foto: Ritratto di Luigi XIV, Hyacinthe Rigaud,1701,Parigi, Museo del Louvre

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